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Il territorio dell'Oltrepò pavese 

Guardandoci intorno: l’Oltrepò Pavese è una terra di grande bellezza, sconosciuta al turismo, famosa per una cosa sola. Indovina qual è? 

Ogni volta che, come turisti, abbiamo visitato un posto nuovo, ci è sempre piaciuto organizzare l’itinerario con anticipo, documentandoci sulla cultura, le abitudini locali, le cose interessanti da fare e da vedere. Ora consideriamo l’Oltrepò Pavese come la nostra prossima meta di turismo “permanente” e da qualche mese ci divertiamo nell’organizzare questo nostro viaggio spulciando informazioni dal web e dalle guide turistiche tradizionali.

Dalle prime informazioni raccolte deduciamo che la prima cosa che viene in mente dicendo Oltrepò è… vino! Perfino la stessa forma della regione è quasi triangolare e ricorda un grappolo d’uva!

In Oltrepò Pavese si producono e bevono fiumi di vino. Noi non possiamo affatto definirci esperti dell’argomento, ma ci piace bere e informarci.

E scopriamo che, secondo il locale Consorzio Tutela Vini , l’Oltrepò Pavese coi suoi 13.500 ettari a vite è la prima zona vinicola di Lombardia nonché una delle prime cinque storiche Denominazioni d’Italia per superficie vitata.

Qui si coltiva la vite fin dalla preistoria (vicino a Casteggio fu rinvenuto un reperto di un tralcio di vite risalente ai tempi preistorici) e l’arte del vino documentata risale fino all’anno 40 a.C.

Il vino più popolare da queste parti è l’allegro e spumeggiante rosso Bonarda, che si trova in qualsiasi ristorante o mescita locale. Se ne produce in quantità industriali e se ne vendono circa 20 milioni di bottiglie l’anno. Il suo livello qualitativo, come il prezzo, può variare considerevolmente… quindi val la pena selezionare ciò che si assaggia, scartando decisamente le bottiglie troppo economiche.

close-up of a vine, near Oliva Gessi. In the background, out of focus, Torricella Verzate

Tra i rossi della zona va citato anche il più prestigioso Buttafuoco, mentre il Pinot nero è vinificato sia in rosso che in bianco. La versione in bianco è la base dello spumante DOCG Oltrepò Pavese metodo classico. Oltre al Pinot nero si possono gustare anche spumanti da uve Chardonnay e Riesling Italico.

Pensando al vino, ci sono altri due bellissimi aspetti che rendono tanto felici noi turisti.

Primo: quant’è bello gironzolare per assaggi!

Nella provincia di Pavia e dell’Oltrepò Pavese si beve e si mangia molto e bene. C’è una tale densità di cantine, fattorie, agriturismi e ristoranti che è impossibile annoiarsi. Siccome abitiamo in zona abbiamo già provato qualche assaggio e, senza pretendere di fare una vera recensione, per ora raccomandiamo due ristoranti (ma non ci fermiamo qui):

Il Montù (Cantina storica di Montù Beccaria): situata appunto a Montù Beccaria, la cantina storica e grapperia produce vini e grappe adatte a tutti i gusti e portafogli, anche a quelli abbastanza esigenti. Annesso alla cantina c’è l’ottimo ristorante La Locanda dei Beccaria dove abbiamo mangiato e bevuto sempre molto bene. I menu sono tradizionali ma contengono sempre un elemento di reinvenzione, e l’esempio più particolare è buonissimo gelato al gorgonzola abbinato al loro “vendemmia tardiva” Ambrato del Notaio. Nel tempo l’Ambrato, insieme ad alcuni vini, spumanti e grappe, sono transitati man mano dalla cantina ai nostri palati goderecci.

Ristorante Selvatico: Il ristorante è a Rivanazzano, non lontano da Oltrella, ed è un punto di riferimento nella ristorazione locale. Il loro stile è basato sull’accurata selezione degli ingredienti e sulla valorizzazione dei prodotti del territorio. Quando si mangia al Selvatico, si può mangiare e bere benissimo e poi semplicemente pagare e uscire soddisfatti, ma secondo noi in questo modo si godrebbe solo a metà: per noi invece, cominciare una conversazione con il proprietario, collocare la provenienza delle bottiglie e degli ingredienti, tirare tardi ascoltando le storie dietro alle ricette, percepire chiaramente la passione che alimenta i menù del Selvatico, sono state emozioni senza prezzo.

Una bottiglia di ottimo Buttafuoco della cantina Picchioni

Secondo: i paesaggi vinicoli sono fichissimi!

Più volte nelle nostre passate vacanze abbiamo guidato felici per chilometri tra le vigne del Chianti (forse il vino rosso più famoso al mondo), o delle Langhe (da cui proviene il potente Barolo). Quei vini sono pregiati e quei paesaggi apprezzati dai turisti anche per la loro bellezza.

Ma con nostra sorpresa, i primi chilometri macinati fra le vigne dell’Oltrepò ci hanno regalato panorami così armoniosi che eguagliano o superano in bellezza altri luoghi vinicoli più bazzicati dal turismo.

I colli vinicoli dell’Oltrepò sono belli e autentici perché difficilmente contaminati da architettura stridente con il paesaggio. E’ una distesa ininterrotta di pura, verde, curvilinea campagna pettinata da dritti filari di vite. Chi ama la questi paesaggi non può non emozionarsi davanti alle sinuose colline, dove le strade sono strette e curve e impongono lentezza, dove a ogni curva si rivela una nuova, inaspettata vista, dove una foto presa di fretta non può racchiudere la vastità dei panorami, dove il navigatore a volte fa cilecca ma non importa perché è bello perdersi.

un prato fiorito e vigneti sullo sfondo

Per la fortuna degli occhi (e anche, un pochino, dell’orientamento), le cime delle colline sono spesso punteggiate da piccoli borghi o castelli, a volte imponenti e riconoscibili da lontano.

Gironzolare per quei colli in settembre, durante la vendemmia, è come immergersi nello spettacolo dal vivo di un rito antico di secoli: le colline diventano alveari in cui ronzano come api i trattori che trasportano le uve alle cantine. Ma i protagonisti assoluti dello spettacolo sono i grappoli opulenti che spuntano e quasi traboccano dai rimorchi.

Se Oltrepò vuol dire uva e vino, è facile gustarlo, anche con gli occhi.

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